Le abilità assopite della mente

Si dice che come esseri umani usiamo solo il 10% circa del potenziale del nostro cervello.

Con il solo 10% abbiamo fatto di tutto.

Abbiamo costruito macchine incredibili e palazzi pazzeschi. Abbiamo trovato cure per malattie che in passato causavano la morte. Abbiamo costruito telescopi enormi per studiare lo spazio.

Abbiamo però dimenticato di possedere un potenziale incredibile che resta inespresso. Solitamente, esso resta così per tutto l’arco della nostra esistenza. Che enorme spreco!

Viviamo meccanismi triti e ritriti che evidenziano una realtà che, senza uno scopo particolare, dopo un tot di anni di vita ci conduce inevitabilmente alla morte.

Siamo di passaggio.

Viandanti senza meta che si intrattengono in una vita della durata media di 70-80 anni, prima di trapassare e lasciare il posto alle generazioni future.

Ci hanno insegnato la geografia, la storia, le lingue, la matematica… ma non ci hanno mai insegnato a migliorare noi stessi allo scopo di evolvere e migliorare le nostre capacità e, di conseguenza, la nostra intera vita.

Le abilità assopite della mente sono rimaste tali, poiché nessuno di quelli che abbiamo visto e conosciuto ci ha mai parlato della loro importanza. Oppure, non ne ha mai parlato in modo totalmente serio.

Ancora oggi accade spesso, quando si parla con altre persone di concetti o idee non appartenenti alla fascia delle cose “normali”, di notare una totale indifferenza e un sincero menefreghismo riguardo a questi temi. Per non parlare delle risate e degli scherni che molti lanciano a coloro che invece considerano queste cose importanti.

 

 

L’illusione del vuoto

Ogni volta che mi capita di guardare un documentario oppure un programma che mi faccia riflettere sulla vita e sulle azioni compiute in natura dagli altri esseri viventi che popolano questo pianeta, mi scatta qualcosa. Un dubbio esistenziale, composto da una serie di domande assillanti alle quali non riesco a trovare una risposta.

Ci è stato esplicitamente insegnato che la vita è: nascita, crescita, lavoro, matrimonio, riproduzione e costituzione di una famiglia, vecchiaia e infine morte. Quest’ultima la consideriamo tragica, un’afflizione. Non conosco parola abbastanza cupa che sappia descrivere il vuoto interiore che si percepisce quando muore qualcuno, specialmente se questa è una persona cara. È sofferenza allo stato puro per il nostro cuore e la nostra mente.

Ma a parte questo concetto sulla quale ragioneremo magari in un secondo momento, riflettici bene. Una vita così meccanica, già prestabilita, senza un motivo che la regga e che ne dia significato, valore, e che conduce dopo un tot alla morte lasciando di noi solo un corpo che inevitabilmente diventa cibo per i vermi, non sembra essa stessa già una morte? Cerco di riformulare meglio il concetto con delle domande.

Ti capita mai di sentirti un estraneo in questa realtà che ti circonda, costretto da non si sa chi o che cosa a vivere una vita meccanica che sai già dove porterà?

Riesci mai ad avvertire “l’illusione del vuoto” di questa esistenza?

Ti capita mai di pensare al tuo scopo, al motivo reale per la quale ti trovi qui?

 

Un oscuro limite

Indipendentemente dalle risposte che riuscirai a dare a queste domande e alla serie di riflessioni importantissime che potrebbero scaturire dal rifletterci su, resta una verità in sottofondo che rimane lì finché non le presterai attenzione. Ed essa è la risposta ad altre domande:

Perché mai Io, umano ed essere intelligente, non uso tutto il mio potenziale? Perché se dispongo del 100% del mio essere, mi limito ad usarne solo il 10%, finendo inevitabilmente a vivere una vita piena di ostacoli, fallimenti e sofferenze che forse potrei superare in un nanosecondo se solo utilizzassi appieno le mie abilità “naturali”“?

Qual è questo oscuro limite che me lo impedisce?

 

Cosa resta da fare

Non so dare una risposta a tutte queste domande, come credo che neanche tu possa fare, anche se sono curioso di sapere come la pensi al riguardo. Perciò ti invito a scrivere le tue osservazioni e i tuoi pensieri nei commenti.

Comunque, riguardo a tutto questo qualcosa da fare c’è. Ed è cercare di usare al meglio tutto il potenziale alla quale riusciamo ad attingere.

Esprimerci, sperimentare, studiare in modo approfondito le nozioni scritte dagli studiosi del passato su tutto quello che riguarda l’essere umano. Dalla parte fisica e materiale a quella mentale ed emozionale, fino a quella spirituale.

Evitare di conoscere una di queste parti di noi, equivale a lasciare vasti terreni inesplorati del nostro essere e quindi, fondamentalmente, equivale a non sapere mai chi siamo veramente. 

Già ci limitiamo ad usare una briciola di tutta la torta di abilità che abbiamo a disposizione. Se poi ci facciamo prendere dai vizi, dall’incostanza, dalla mancanza di disciplina su noi stessi e se, ancora peggio, in conclusione preferiamo come risposta un: “Sì, ma tutto sommato chi se ne frega?!“, beh allora, finiremo per vivere tutta la nostra vita immersi nelle nostre lamentele.

E così sarà, fino al giorno in cui di questa vita non resterà più nulla.