La Scopa

Sì, la scopa c’è davvero. Ma non serve per volare.

Tradizionalmente è la classica “granata” con il manico in legno, e la saggina per spazzare.

Il suo scopo è quello di “pulire” dalle energie negative, lo spazio sacro dove ci si appresta ad operare.

La scopa spazza via il negativo, è usata SOLO per pulire e purificare la zona usata per il rituale e nelle feste della ruota dell’anno.

I materiali di cui è composta devono essere naturali come legno e saggina. Quando non la si usa la si ripone dietro l’uscio di casa per tenere fuori le energie indesiderate.

Anche la scopa, come tutti gli oggetti rituali, dev’essere consacrata prima di essere usata.

La scopa è inoltre uno strumento che permette alla Strega di entrare nel Regno dei Sogni. Se lo si desidera si può dare un nome alla scopa, anche se non tutte le Streghe lo fanno.

I poteri magici legati alla scopa si conoscevano fin dall’antica Roma. A quell’epoca le levatrici utilizzavano una scopa con cui spazzavano l’uscio, per allontanare gli spiriti maligni dalla mamma e dal suo futuro bambino.

In Inghilterra le donne, quando uscivano di casa, lasciavano la scopa fuori dall’uscio, e nel Galles e tra gli zingari dopo le nozze, gli sposi entravano in casa a cavallo di una scopa.

Da tempi lontanissimi la scopa viene associata ai poteri femminili e alla Magia, e con il tempo sono diventate l’alternativa femminile alla bacchetta magica.

Nel Medioevo si credeva che la scopa fosse il mezzo di trasporto delle Streghe che, attraverso essa, raggiungevano i loro raduni.
È in questo strano intricarsi di elementi che prende corpo l’immagine della scopa stregonesca, attrezzo magico che ricorda fortemente il bastone o la bacchetta magica, simbolo priapico e al tempo stesso legato all’albero.

Anche la tradizione della scopa potrebbe derivare dagli antichi culti dionisiaci e in particolare dal Tirso, il mitico bastone avvolto da foglie d’edera e vite, e con in capo una pigna, elemento legato alla fertilità per via dei “frutti” che nasconde nel suo seno.

Il suo simbolismo infatti è anche legato alla fertilità, tant’è che nei matrimoni pagani, gli sposi usano saltare dall’altra parte del manico, per propiziare un’unione feconda: negli antichi rituali pagani per propiziarsi la Dea della Fertilità (Artemide in Grecia era adorata, tra l’altro, come protettrice delle partorienti e della fecondità, così come in Egitto la Dea Gatto Bastet, e tra gli Aztechi la Dea Cihuacoatl “donna serpente”), le sacerdotesse, e quante altre donne, cavalcavano le classiche scope durante determinate festività. Ma è con le Erinni, le Furie e soprattutto con le Arpie ammaliatrici, mostri con testa di donna e corpo di uccello, come le omeriche Sirene dell’Odissea, che nasce la visione di un essere diabolico, ma non ancora denominato “strega”.

Purtroppo per chi non conosceva le finalità di questi riti, il tutto appariva strano, assurdo, e si finiva per travisare il significato della “cavalcatura” con chissà quale opera di stregoneria.

Fonte : https://giardinodellefate.wordpress.com