Bacchetta

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STORIA

La bacchetta è uno strumento molto antico. Si sa che la usavano e la creavano i druidi, ma potrebbe essere più antica ancora, dato che se ne trova traccia anche in altre tradizioni magiche. Il principio su cui è stata creata è quello di “dirigere le energie”. Si tratta quindi di uno strumento del genere maschile e ha un’energia di tipo “proiettivo”, come l’athame. La storia della bacchetta è antica. La tradizione druidica prevede il suo taglio diretto da un albero che abbia già fruttificato, ma, c’è chi fa riferimento al Lemegeton, ossia la Clavicula Salomonis e ad Agrippa nel suo De Occulta Philosophia, dove sostengono che l’albero per la bacchetta “non debba aver mai portato frutto”. Come molte altre cose, anche questa dipende dalla sensibilità della strega. Se per le popolazioni celtiche, di cui i druidi erano i rappresentanti giuridici e i capi spirituali e religiosi del culto stesso, la fertilità aveva un ruolo catalizzatore per definire ciò che potesse essere sacro da ciò che non lo era, per le popolazioni mesopotamiche invece ad avere importanza era la verginità. Un albero che non aveva fatto frutti era quindi più sacro e puro di uno che li aveva fatti, mentre per le popolazioni agresti un albero che non aveva dato frutti era un albero sterile. Per questi ultimi la scelta dell’albero cadeva in genere sul nocciolo, uno dei nove alberi sacri, che portava nome di Coli, e al quale era dedicato il mese omonimo che andava dal nostro attuale 5 di agosto al 1 settembre del loro calendario. Ma poteva essere anche di Betulla, Quercia, Frassino, Sorbo, Salice e Melo, oltre che il Sambuco, sacro alla Dea. È quindi uno strumento di comando e virilità.

COS’E’?

Per capire cosa sia la bacchetta dobbiamo distinguerne i due tipi. Il primo, come abbiamo visto, è la bacchetta ricavata da un ramo d’albero che, debitamente consacrato, personalizzato e trattato, ci serve per dirigere le energie, e nelle mani di una strega capace la bacchetta è uno strumento di grande potere. Oltre ad essere un ramo questo tipo di bacchette può essere realizzato anche con radici. Ciò non toglie che il ramo sia la scelta più affine e consona oltre che pratica. L’altro tipo di bacchetta, ossia quella cerimoniale, è uno strumento con potenzialità in più: ha infatti la capacità di bilanciare le energie in entrambe le dimensioni. Nei negozi esoterici sono facili da trovare in vendita: hanno anima in metallo, in genere rame o argento, sono fatte in legno e alle due estremità hanno fissati due cristalli, uno dei quali a punta e l’altro di forma sferica. Questo tipo di bacchetta è più corto, circa trenta centimetri, ed è ideato perché sia impugnata al centro, in perfetto equilibrio, quindi tenuta parallela al nostro vedere e non perpendicolare tenendola da una delle estremità come invece ci viene mostrato spesso. La scelta della propria bacchetta è ovviamente sempre una questione di sensazione, ma anche determinare l’uso che si deve fare con essa ha un’estrema importanza. Sopra ogni altro strumento, la bacchetta è qualcosa che la strega dovrebbe costruirsi da sola. L’infusione del potere in uno strumento creato è enorme e la costruzione/consacrazione comincia dal momento in cui si individua un albero, lo si studia per capire se può essere adatto, lo si nutre per creare un legame con lui e poi si procede al taglio nel momento adatto, non solo da quando la si personalizza. Il rito comincia dalla scelta, sempre.

USO

Una strega non necessita degli strumenti, ma li usa perché sono funzionali alla sua pratica. Chiarito questo punto una persona può decidere in piena libertà, in base alla propria pratica, se procurarsi o meno uno strumento. Ma se ho uno strumento proiettivo, in questo caso l’athame, perché dovrei aver bisogno di averne un altro, ossia la bacchetta La risposta a questa domanda è il principio stesso di distinzione che ne permette la differenza con l’athame e che è riconducibile principalmente all’uso che si fa con questi due strumenti. Molte persone non comprendono o ignorano questa enorme differenza che è decisamente legata con il simbolismo e l’associazione agli elementi. L’athame, in quanto lama o arma molto più minacciosa di una bacchetta, che può apparire come un bastoncino di legno, è utile alle funzioni di allontanamento, intimazione e la minaccia delle entità spirituali, eteriche ed astrali che possono presentarsi. Per la sua stessa forma duplice a doppia lama e il metallo di cui è fatto è adattissimo per la precisa definizione e la separazione delle energie; tutti aspetti legati alla tracciatura, quindi all’invocazione e, grazie anche al suo manico nero, al bando stesso; qualcosa, questo, che la bacchetta non può fare, dato che è utile alla concentrazione delle energie e la direzione delle stesse, quindi a spingerle a muoversi in una direzione. Non possiede la capacità di tagliare che è propria dell’athame, quindi aprire una porta nel cerchio stesso, composto di energie. La bacchetta ha la possibilità di caricare con la volontà della strega un oggetto, quindi di esaltare o chetare, concentrare o rarefare. Ha la funzione del moto, la direzione di respingere o attrarre (nel caso delle bacchette cerimoniali). In tutto questo la tracciatura del cerchio non è contemplata.. Ciò non toglie che ci siano oggetti e strumenti molto più adatti allo scopo prefissato, proprio perché in possesso di una forma che li rende ideali per alcuni lavori e non per altri. Il principio è lo stesso e quindi torniamo al discorso principale: una strega non necessita degli strumenti, ma li usa perché sono funzionali alla sua pratica. Non è la bacchetta quindi a tracciare il cerchio, bensì la strega. Una bacchetta senza una strega che la possieda e abbia la capacità di usarla non è altro che un oggetto inerte, così come l’athame o qualsiasi altro strumento. Ma tutto ciò che non limita la pratica non può essere giustificazione per non accettare come alcune cose, indipendentemente dalle tradizioni, funzionino oggettivamente meglio di altre non solo per il principio che le vede associate ad alcune cose, ma perché la loro forma riporta un certo tipo di uso e non un altro.

L’ASSOCIAZIONE AGLI ELEMENTI

Abbiamo visto come la bacchetta sia uno strumento proiettivo e maschile. Nella maggioranza delle tradizioni esoteriche i legni, quindi bastone e bacchetta, sono associati al Fuoco. Questo lo ritroviamo anche negli arcani dei tarocchi, che vedono le lame associate all’elemento Aria e i bastoni all’elemento Fuoco, al contrario invece delle tradizioni druidiche che invece vede queste associazioni invertite. Ma perché Fuoco? Cercherò di spiegare i motivi che la vedono associata a questo elemento. In primis la bacchetta è qualcosa che noi abbiamo “trasformato” da un essere vivente. Prima era ramo, una radice, un tronco; dopo sarà una bacchetta. In quanto essere vivente possiede dentro sé il fuoco, al contrario di un cristallo, come potrebbe essere il ferro, che necessita del fuoco per poter essere lavorato. Inoltre la bacchetta è uno strumento con una fortissima componente maschile in quanto rappresenta la verga, il potere sessuale e virile del maschio, e questo la lega ad un concetto di potenzialità fertilitaria e riproduttiva, discostata quindi dal volere intellettuale esercitato dalle lame. Non è un potere esecutivo legislativo, è un potere sessuale. La bacchetta ci richiama il serpente, la verga e la vediamo nelle mani dei sovrani sotto forma di scettro a rappresentare la capacità di poter infertilire la terra, rendendola rigogliosa e ricca. È inoltre un simbolo tipico dei maghi, atto allo scopo di creare la magia, quindi la trasformazione, entrambi aspetti legati al potere del Fuoco. La bacchetta in quanto prima essere vivente è spesso quindi imperfetta, non sempre dritta, ed è un altro degli aspetti che la lega ancora al Fuoco. Rappresenta il potere della volontà, del desiderio, della passionalità, della fertilità, della virilità. Vediamo come, associata al bastone, richiama ancora la magia. La bacchetta, come il bastone, rappresenta ancora il serpente, come dicevamo prima, ed esso è il simbolo della trasformazione, dal momento che cambia la pelle e più di altri necessita del calore per vivere, dal momento che è a sangue freddo. Inoltre il bastone o la clava sono tutte armi improprie e non lavorate e non necessitano di altro che del desiderio di usarle per ferire qualcuno. Nell’infervoramento l’uso di armi contundenti è più facile che quello di armi da taglio in quanto ferirsi da soli con armi da taglio è molto più semplice e per riuscire ad usarle come si deve richiede una disciplina che è determinata da un elemento intellettuale che nel legno non c’è. Esso è infatti qualcosa che cresce nell’arrendevolezza della sua stessa natura, inglobando qualsiasi cosa incontri, purché ne abbia il tempo. E proprio questo crescere del legno che lo fa associare ancora al Fuoco, che tende a riportare alla mente qualcosa di vivo. Secondo alcune tradizioni la bacchetta sarebbe invece Aria; nella. Per tutte le altre tradizioni esoteriche le associazioni sono invertite. In questo contesto sarebbe più facile associare la bacchetta e il bastone all’elemento Aria, dal momento anche che viene colta e consacrata di mercoledì, giorno sacro appunto a Mercurio. Ma in questo ecco che l’associazione al fuoco torna a farsi sentire. Mercurio è anche il pianeta più vicino al Sole e l’unico metallo che in natura normalmente si presenta allo stato fluido se a temperatura ambiente e che è soggetto a dilatazione termica, quindi aumenta di volume con l’innalzamento delle temperatura.

COME SI COSTRUISCE?

Prima di tagliare il ramo dalla pianta, è consigliato passare almeno una luna ad osservarla, a portarle doni (fertilizzante, acqua, miele, latte) e creare un legame con lei. In questo periodo seguente all’individuazione dell’albero, è possibile così capire se quella è o meno la pianta adatta e se è disposta a sacrificare un ramo per consentirci di costruire la nostra bacchetta. La scelta del ramo da tagliare non è fatta a caso, e il ramo non va tagliato con una motosega, bensì con un falcetto, ossia con il nostro bolline o comunque con un coltello consacrato. I druidi ad esempio usavano il falcetto d’oro. Il taglio deve essere netto, preciso, con un colpo solo e non deve mai toccare terra, altrimenti sarà inutile in quanto contaminato. Secondo la tradizione druidica infatti ciò che è a terra è meno puro di ciò che vi sta sopra. Non per niente il vischio era sacro: non cresce che sui rami degli alberi, senza mai mettere radici nel terreno. Per non ferire l’albero in maniera eccessivamente negativa non bisogna lasciare un moncherino di ramo al tronco, dato che così favoriremmo le infestazioni di parassiti e germi che faranno ammalare la pianta e questa soffrirà: il taglio, ripeto, deve essere netto, non strappato e anche la corteccia non deve essere lasciata a penzolare, ma ben ripulita. Una ferita, per quanto netta, lascia scoperto il “sistema vascolare” (xilema e floema) della pianta, lasciando così una facile via d’entrata per virus, batteri, funghi e fitoplasmi. Inoltre sarebbe meglio pulire le cesoie con del disinfettante o acqua ossigenata prima di praticare il taglio perché molti di questi fitoplasmi sono sensibili a questi prodotti. La scelta dell’albero da cui ricavare la bacchetta per tradizione comincia dopo il crepuscolo, in un mese autunnale o invernale (ossia quando gli alberi hanno le proprie energie rivolte alle radici) in luna piena, nel giorno di mercoledì e a mezzanotte. Perché in questo periodo? Secondo ciò che la natura ci insegna, l’albero ha una proporzione di radici pari a quanti rami partono dal tronco, perciò, nei mesi in cui è pressoché “in letargo” la scelta è più rispettosa, dato che il sacrificio di un ramo per lui è meno “difficile”, in quanto lo spirito dell’albero è alle radici, ossia sottoterra, come anche la linfa che scorre nei rami. Ciò non toglie che la richiesta vada effettuata e vada attesa la risposta. Una risposta che arriverà e che non deve essere ignorata. La scelta deve essere oculata: non solo deve essere un albero sacro, o uno da frutto che abbia già fruttificato (o non ancora, se seguite la via ebraica), ma deve essere un albero in salute e abbastanza adulto da non rimanere ucciso dal vostro bisogno. Per albero da frutto si intendono frutti commestibili dagli uomini, il che, nell’ambito dei nove legni sacri restringe di molto il campo: tra quelli solo melo, nocciolo, sorbo e vite hanno frutti commestibili per la dieta umana e tra questi quattro la vite non è di sicuro un tipo di legno adatto a far bacchette. Ecco perché spesso la scelta ricade sul nocciolo. Nella tradizione druidica la bacchetta deve avere delle dimensioni precise. La sua lunghezza è dipendente dalla strega, dato che deve andare dalla punta del gomito a quella del dito indice. Lo spessore deve essere quella del pollice della strega alla base (sul lato più vicino al tronco) e come il dito mignolo alla punta. La scelta può anche essere optata per una bacchetta spessa come il dito indice. Quando tagliare quindi? A seconda del tipo di pianta. Una volta individuata vi basta informarvi su quale è il periodo più adatto per la sua potatura, cercando di evitare, ovviamente e come si diceva, i momenti in cui sta buttando o fiorendo. La potatura dell’albero in un suo momento di attività non è fatale per la pianta, ma se non è abbastanza forte rischia di rallentare e ridurre la crescita per un lungo periodo. Una volta effettuata la scelta e tagliato il ramo, si procede con un’offerta per aiutare l’albero a guarire della ferita infestagli. In genere si spalma del miele sul taglio per favorirne la rimarginazione, ma si parla di miele non centrifugato, quindi grezzo e ad alto contenuto di propoli e cera, ma in epoca moderna l’aiuto che gli si può dare è più facile: è possibile infatti fertilizzarlo alle radici con del concime, nutrirlo e donargli la nostra energia o anche usare una cera cicatrizzante apposta per le potature da spalmare nel punto del nostro intervento che ha la consistenza della plastilina e si secca all’aria. Chi taglia da un albero crea un legame profondo con la pianta e questo legame non va spezzato. Bisognerà tornare alle sue radici a donargli acqua, concime e altre offerte, oltre che la nostra energia nei mesi e negli anni a venire. Sul periodo del taglio e della consacrazione c’è anche un altro punto di vista che va citato: essendo la bacchetta uno strumento di Fuoco, andrebbe tagliata/consacrata sotto il segno dell’Ariete, quindi intorno a marzo/aprile. Si potrebbe considerare il taglio in autunno per il rispetto all’albero e la consacrazione nell’equinozio sotto l’Ariete, anche perché il taglio nei mesi primaverili è poco pratico, per via della linfa abbondante tra i rami che causerebbe una stagionatura più lunga e difficoltosa. Secondo questo tipo di tradizioni inoltre, la bacchetta assume anche un ruolo iniziatico: può essere passata da un Magister ad un Discepolo durante la sua crescita spirituale. Nonostante ciò la tradizione vuole che, come tutti gli altri strumenti, anche la bacchetta rimanga ad uso esclusivo della strega che l’ha creata e personalizzata. Ottenuto quindi il ramo da un albero adatto (come abbiamo spiegato poc’anzi), la prima cosa da fare è scortecciarlo. Il problema dello scortecciamento della bacchetta è che se ottenuta come si deve (quindi da un albero in perfetta salute), avremo a che fare con un ramo ancora in vita, quindi non stagionato. Per questo è bene proteggerlo affinché resista e rimanga anche energeticamente forte. La bacchetta va lasciata per tre giorni e tre notti in un infuso di camomilla e poi per tre giorni e tre notti in un bagno di latte di mandorle. Ci sono anche altre vie, ossia quello di cospargerla con abbondante olio d’oliva in cui sono state lasciate a macerare erbe (questo soprattutto nel caso la si tagli sotto il segno dell’Ariete, quindi in primavera). Se il ramo non è a misura, inoltre, bisogna tagliarlo. La misura giusta è, come abbiamo visto, dalla punta del gomito a quella del dito indice e lo spessore deve essere quello del vostro pollice alla base e mignolo alla punta, oppure quella del vostro indice lungo tutta la bacchetta. Detto questo, potete ovviamente limarla (con la dovuta accortezza e manualità) fino ad ottenere le dimensioni necessarie. Dopodiché la vostra bacchetta è pressoché pronta per essere consacrata. Se volete, e molte streghe lo fanno, potete avvolgere del filo di rame alla base per creare una sorta di “impugnatura” e permettere cosi, salendo, di legare una pietra che riteniate adatta sulla punta. Per questa personalizzazione è bene usare il rame. Altri metalli utili per la personalizzazione della bacchetta sono l’oro o l’argento. Nessun altro metallo. Il cristallo da usare per la punta in genere è il cristallo di rocca o in genere un altro quarzo. Alcune streghe la personalizzano incidendovi anche delle rune o il proprio nome da strega in alfabeto tebano o. Quello che conta sapere è che la bacchetta non deve essere trattata con materiali sintetici, quindi solo colla a base naturale per il cristallo o resina e niente acrilici per colorarla. Una volta creata la bacchetta, lei vi seguirà fino a quando non verrà il momento di separarsi da voi, e in quel momento sarà ora di crearne una nuova. Quando non la usate, va tenuta in un panno nero e al sicuro da botte e da mani estranee e non deve essere mai fatta toccare da nessuno. Evitate la corsa all’affettamento selvaggio degli alberi. La bacchetta è uno strumento che serve solo nelle mani di chi ha un’idea di cosa farci. Privare una pianta di un ramo solo perché si ritiene che una strega “DEBBA” avere la sua.

SIMBOLISMO

Oltre agli aspetti strettamente pratici credo che, come per ogni cosa che ha a che fare con la magia, meriti certo approfondimento l’ambito simbolico, in particolare mi piacerebbe riuscire nel tentativo di accostare a quest’ultimo quelli che possono essere gli effetti diretti nell’esperienza che possiamo fare della bacchetta. Come tutti gli strumenti, la bacchetta sintetizza armoniosamente numerose simbologie. In particolare, la prima e più evidente è quella legata al caduceo di Ermes (il Mercurio dei romani – non a caso la si consacra di mercoledì).

LA BACCHETTA E IL SERPENTE

Questa “verga” (il caduceo) a cui si attorcigliano due serpi (per 3 spire e mezzo ciascuno, da non confondersi con il bastone di Esculapio, che di serpi ne ha solo una) ci presenta la bacchetta nella sua caratteristica più saliente. Ossia: dirige le energie. Nel caduceo, queste energie sono simboleggiate dai serpenti. Come in molti sapranno il serpente, in genere, rappresenta le forze “telluriche”, le energie della terra (si noti che non è quindi un caso che la bacchetta -sud/fuoco- fa da contro altare al pentacolo nord/terra)… ma non solo, spesso il serpente, “il respiro del drago”, sta ad indicare la totalità dell’energie magiche (addirittura, nel simbolismo dell’ouroboros, il serpente che si morde la coda, il serpente sta indicare il Tutto -En to Pan!-). La padronanza, la gestione/direzione di questa “serpe” come simbolo di conoscenza della magia è attestata in antichità ben remote. Il connubio verga-serpente è trasversale a moltissime culture, perfino quella Ebraica non lo tace (pensiamo alla verga di Mosé che diviene serpente). La bacchetta è quindi un-asse” attorno cui possiamo far avvolgere (dirigere) questa energia -qualunque cosa sia. Ma perché due serpenti e non uno? Chiunque abbia una bacchetta, o meglio, chiunque abbia la gioia di saperla utilizzare, credo abbia come esperienza concreta la sensazione di “attrazione” o “repulsione” (da non confondersi con la forza di bando/allontanamento dell’athame) quasi magnetica che è possibile esercitare con questo strumento. Questo attrarre/spingere è la più immediata forma di “direzionamento” delle energie in questione… e questa bipolarità è rappresentata appunto dalle due serpi che, volendo fare i sottili, andrebbero raffigurate l’una ascendente, l’altra discendente.

LA BACCHETTA COME SIMBOLO FALLICO-GENERATORE

Un’altra divinità greca ci viene in aiuto: Dioniso. Fra i suoi attributi è il tirso, una lunga bacchetta terminante con una pigna, a volte adornata di edera o germogli di vite. Qui, la pigna è un immediato richiamo all’aspetto fallico della generazione. la bacchetta -sud- è in immediato rapporto dialettico con la terra -nord- quasi che questa possa inseminare l’altra (questo rapporto di reciprocità non sfugge nemmeno a quello che intercorre fra coppa e athame). Faccio inoltre notare che quando si parla di fallo, non è raro l’accostamento -peraltro piuttosto spontaneo- fra il serpente e l’organo genitale maschile (e anche qui ci sarebbe molto da dire: i serpenti si infilano “dentro” la terra durante l’inverno per riemergere in primavera). Comunque, va da sé che l’allusione sessuale, per quanto simbolica, non è completamente da sottovalutarsi negli aspetti pratici e nella determinazione delle corrispondenze legate alla bacchetta.

LA BACCHETTA “DA DENTRO”

Cosi come al pentacolo è generalmente associata la materialità e quindi, riguardo noi, associamo il corpo e all’athame l’intelletto, parimenti alla bacchetta compete -nella maggioranza delle tradizioni esoteriche- la Volontà. Volontà non è qui da intendersi nell’accezione comune del termine, non è “desiderio”, non è un “mi piacerebbe che”; è qualcosa di più profondo, più fermo ed al contempo qualcosa di simile ad una esplosione di fiamma: io Voglio, insomma. In questo senso “dirigo” le energie, non lo decido “intellettualmente”: lo faccio (l’intelletto, in effetti, è legato all’athame). Non penso/decido di muovere la mano: lo voglio e si muove. Riallacciandomi al simbolismo sessuale-fallico, cosi come le donne possono avere un’esperienza immediata – quasi fisiologica – della coppa, cosi i maschietti, senza troppo sforzare l’immaginazione, dovrebbero capire immediatamente questo Volere che viene per cosi dire “prima del volere consapevole”.

Fonte:http://ilrisvegliodegliantichi.forumfree.it